Locke

Locke è il padre dell'empirismo moderno. La ragione non viene più ritenuta assoluta e infallibile come per Cartesio, ma viene ricondotta entro i confini dell'esperienza. Dopo aver sottoposto tale pensiero a degli amici, pensò che fosse necessario esaminare l'origine, la certezza e l'estensione della conoscienza umana per ottenere un livello di conoscenza sufficiente a guidare nel modo migliore le sue azioni prima di affrontare temi difficili come quelli della morale e dell'educazione.
Il filosofo dedica la prima parte della sua più importante opera, Il Saggio Sull'Intelletto Umano, alla critica delle idee innate. Critica ad esempio l'idea che in ogni uomo ci sia la presenza di in certo numero di verità fondamentali, sostenendo che i bambini e gli idioti non abbiano la minima nozione di simili principi. 

Locke afferma che la mente di un neonato sia come un foglio bianco, ossia è una facoltà priva di contenuti. Tutte le idee provengono dall'esperienza, e da essa provengono due tipologie diverse di idee:
1. Le idee di sensazione, che provengono dagli oggetti esterni tramite i cinque sensi;
2. Le idee di riflessione, che derivano dall'esperienza interna tramite le emozioni.
Sensazione e riflessione sono le uniche fonti della nostra conoscenza; per questo i bambini acquisiscono in modo graduale le loro cognizioni, le quali sono tanto più strutturate quanto più vive e varie sono le esperienze che essi fanno. Locke dedicò a questo uno scritto pedagogico sul tema 
 dell'educazione, Pensieri sull'educazione.

Il filosofo prosegue poi nella distinzione delle idee in due grandi classi: le idee semplici e le idee complesse. 
Le idee semplici derivano da esperienze elementari della sensazione o della riflessione, esse comprendono a loro volta le idee di qualità primarie, oggettive, e le idee di qualità secondarie, soggettive. Queste idee sono il punto di partenza del processo conoscitivo.
Una volta che la mente ha ricevuto passivamente le idee semplici, può immagazzinarle, riprodurle e combinarle, ovvero elaborarle, formando così quelle che Locke definisce idee complesse.
L'intelletto non può creare nuove idee semplici indipendenti dall'esperienza.

Il filosofo propone inoltre altre tre tipologie di idee: le idee di modi, le idee di sostanze e le idee di relazioni.
Le idee di modi sono idee complesse che non possiedono una esistenza autonoma, ma devono essere riferite a una sostanza quali sue manifestazioni.
Le idee di sostanza si riferiscono a entità particolari considerate distinte e sussistenti per se stesse.
Le idee di relazioni nascono dal confronto di un'idea con un'altra.

Secondo Locke l'uomo possiede solo due certezze, la certezza dell'io per via intuitiva e la certezza di Dio per via dimostrativa.

 Per quanto riguarda la realtà esterna, Locke afferma che abbiamo di essa una conoscenza affidabile e sufficiente per orientarci nel mondo ma non assoluta.
La probabilità rappresenta il vasto campo su cui l'uomo, in assenza della certezza assoluta, può comunque fare affidamento, vagliandone la conformità con l'esperienza o con la testimonianza di altri soggetti.
In definitiva, la ragione, moderata dall'esperienza, resta l'unico strumento di cui disponiamo per orientarci nel mondo.

Il terzo libro del saggio sull'intelletto umano è dedicato interamente al problema del linguaggio. Le parole, secondo l'autore, sono associate per convenzione alle idee allo scopo di rappresentarle. Secondo il filosofo, i fini del linguaggio e della comuniucazione sono:
1. Rendere noti agli altri i propri pensieri o idee;
2. Farlo nel modo più facile e rapido possibile;
3. Comunicare in tal modo la conoscenza delle cose.







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